Un pezzo di storia vissuta, tratto dalle poesie di Maria Calligaris, mamma di Giovanni e Paola Foffani, scritte durante la guerra, quando la casa fu lungamente occupata prima dal comando Tedesco e poi da quello americano

 

Al pianoforte
un ufficiale tedesco
suona Beethoven
e sembra che ci unisca
quell’armonia
senza frontiere.
Ma poi ci guarda
con quegli occhi di ghiaccio:
voglio sperare  che non siate ebrei!
E sembra che ne soffrirebbe
se davvero lo fossimo.

***

Good bye!
E’ l’ultimo saluto
d’un biondo americano.
Ha la moglie laggiù,
si chiama Ruth
ed anche due bambini.
Due volte torna indietro
con la jeep!
Sul volto di ragazzo
lacrime vere:
io sempre ricordare
vostra casa,
io sempre ricordare
vostra Italia!
***

Soldati rompete le righe
si salvi chi può!
Proteso all’avvenire
un bisogno furente di lotta:
combattere, uccidere,
calpestare i morti
con orrenda pietà.
Non si può morire
quando scorre ancora
giovane il sangue
e nulla importa al mondo
disperatamente
se non la vita.
Ma il ragazzo ch’è morto,
innocente,
quali pensieri?
Guardava incredulo il cielo,
fra le dita
l’ultima protesta.
***

Li hanno messi in fila
sul muro della chiesa:
mitra puntati
su gente presa a caso:
uomini di pietra
per quei folli tedeschi.
Un prete s’inginocchia:
uccidete me solo!
Non avete anche voi
donne e bambini?
Livido è quel sole d’aprile
sul paese.
E all’improvviso
il gioco del destino:
gli americani!
Non hanno nemmeno il tempo
di fuggire;
un eroico sacerdote singhiozza
accanto ai mitra.
***