Abbiamo imparato che il valore della terra sta nella sua biodiversità, nella capacità dell’ambiente di adattarsi e riadattarsi alle condizioni della vita, che si sono continuamente evolute nelle ere geologiche e anche oggi continuano a mutare per vivere.
Nella storia, il contadino ha sempre lavorato la terra, applicando la propria intelligenza all’utilizzo delle risorse naturali per ricavarne un beneficio per la specie umana attraverso la specializzazione delle culture. L’invenzione dell’aratro ha consentito di affondare le erbacce per far crescere meglio in superficie le piante più utili all’ alimentazione, riducendo così la biodiversità di quel campo – meno erbacce – per favorire lo sviluppo della specie umana dominante.
Il gioco è non offendere troppo la natura, perché nel lungo periodo si genera un danno per tutte le specie viventi. Ed il concetto di rispetto ambientale risiede proprio nell’equilibrio tra il beneficio per l’uomo nel breve e nel lunghissimo periodo, da perseguire con intelligenza e competenza.
Il vecchio contadino sapeva che la vita del suo albero era molto più lunga della sua. Pure nel suo campo lo coltivava giovinetto perché crescesse bello e robusto. Non lo faceva pensando ai suoi figli e nipoti, ma per sé: vedeva senza accorgersi nel suo ambiente lo specchio di se stesso, e se questo era in salute lo era anche lui.
Anche la vigna era il suo ambiente, e dunque lui. Ne aveva già piantate una e, 30 anni dopo, un’ altra sullo stesso terreno. Aveva sempre dato buoni frutti e vissuto con lui le buone e le cattive stagioni, il sole, il gelo, la primavera e la tempesta. L’ aveva curata e fatta curare dagli altri, e lei era vissuta di vita propria, come una stabile e affezionata compagna……… ( Giovanni Foffani, 2010 )
Il primo passo del rispetto ambientale è non usare diserbanti ( glifosato ) e inerbire i vigneti dopo il terzo anno di età. Le erbacce nel sottofila sono curate con una lama a rientro che ne taglia le radici, e l’erba nell’ interfila viene trinciata per reintegrare i terreno con apporto di azoto. Il fosforo, responsabile della lignificazione della pianta, viene riciclato lasciando sul posto i tralci dopo la potatura alla fine dell’inverno. Ed il potassio, utile per la buona maturazione dei grappoli, viene parzialmente restituito alla terra spargendo in campo le vinacce dopo la vendemmia e le fecce del vino scartate dalla cantina.
Ormai le rose ai bordi del vigneto sentinella di attacchi delle malattie non servono più.. Le previsioni dettagliate di malattie zona per zona sono disponibili su Internet, con le indicazioni relative a dove e quando devono essere effettuati i trattamenti in vigna, per ogni tipo di protocollo di gestione: normale, biologico e lotta integrata .
Noi abbiamo scelto la lotta integrata, che è monitorata da ente esterno sulla base dei registri di campagna e con prelievi a campione a fine annata sulle uve e sulle foglie, per riscontrare chimicamente l’assenza di ogni sostanza nociva o non prevista a protocollo di rispetto ambientale.
Inoltre, facciamo ispezionare anche le pratiche di cantina, per attribuire ai nostri vini la certificazione SQNPI ( Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata ), che nasce, appunto, dall’uso limitato e mirato dei prodotti in vigna e dalle corrette operazioni in campo ed in cantina, lasciando il più possibile integro l’equilibrio naturale.